| | | NOSFERATU - 1922
La storia è nota; il conte Orlock, Nosferatu, necessita del sangue dei vivi per sopravvivere. Egli giunge nella cittadina tedesca di Wisborg, dove ha acquistato alcune proprietà, servendosi del giovane Hutter, impiegato presso il sensale Knock. Hutter è reduce da un terribile viaggio in Transilvania, dove è stato ospitato appunto nel castello di Orlock. A bordo della nave “Demeter”, con la quale il conte Orlock viaggia, vi è un carico di bare piene di ratti, che lo aiutano a seminare pestilenze e morte a Wisborg. Questo fino a quando Ellen, la giovane e bella moglie di Hutter, non sacrifica la sua vita al mostro, trattenendolo fino alle prime luci dell’alba. La luce, infatti, distrugge il Nosferatu, polverizzandolo.
Nosferatu di Murnau rappresenta il salto di qualità dell’industria cinematografica dell’epoca, che si era peraltro già cimentata con la figura del vampiro in una quindicina di film (a partire dall’americano “Il vampiro della costa”, del 1909, fino all’ungherese “Drakula” del 1921, del regista Karoly Laithay). Ma la pellicola di Murnau rappresenta un caso unico e di certo inimitabile, nonostante gli emuli ed i rifacimenti (vedi “Nosferatu, Phantom der Nacht” - “Nosferatu, il Principe della Notte”, del 1979, di Werner Herzog, con Klaus Kinski). Innanzitutto perché il romanzo di Stoker viene qui riproposto, per la prima volta, in chiave espressionista. La figura del conte Orlock, infatti, rappresenta il Male fisico ma soprattutto quello spirituale, che si scontra con il Bene. Un essere lugubre e malsano che genera disgusto e orrore negli umani, quasi un’allegoria (parafrasando il titolo originale). Se in alcune scene, infatti, il Nosferatu non è presente materialmente, la sua presenza si avverte comunque con una certa ansia, e magari si intravede la sua agghiacciante ombra che sale le scale. Il film venne girato in esterni, a Brema e nelle cittadine medievali sulle rive del Reno. Murnau inventò alcuni suggestivi trucchi filmici, per esempio, montando alcune sequenze in negativo (come quella della carrozza con i cavalli fantasma); si ottennero effetti gotici, considerando l’epoca. Il look del Nosferatu (calvo, pallido, con orecchie a punta e artigli) fu anch’esso una novità, frutto della collaborazione fra Murnau e Max Schreck, il protagonista. Schreck (in tedesco significa “terrore”) fu considerato per lungo tempo un personaggio misterioso, intrappolato suo malgrado nell’iconografia dell’orrore. Il nome del vampiro fu cambiato in Nosferatu, che in lingua rumena significa appunto il “non spirato”, per aggirare il problema dei diritti d’autore (anche tutti gli altri nomi dei personaggi furono cambiati). Nonostante questo, la vedova dello scrittore Bram St...Read the whole post...
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- recensione di Sara Palladino
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